Giovani di Parola – Commento al Vangelo del 4 Giugno 2021

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n Sicilia, per capire a quale famiglia appartieni spesso si pone la domanda:” I cu si figghiu?”, cioè: “Di chi sei il figlio?”. Come se l’essere figlio di un padre piuttosto che di un altro possa in qualche modo fornire informazioni relative alla persona stessa. Questo genera certamente una serie di pregiudizi legati alle proprie radici, alla propria famiglia, quasi come se appartenere a una famiglia che gode di stima ti renda in automatico una buona persona o al contrario una persona poco raccomandabile.

Dobbiamo stare molto attenti a non cadere in questa rete di pregiudizio secolare già presente ai tempi di Gesù. Perché un Messia non poteva discendere da un falegname? Perchè giudichiamo le persone in merito alla loro discendenza? Signore aiutaci a non cadere in questa trappola dei giudizi affrettati dei retaggi familiari quando ci approcciamo alle persone.

Ognuno ha diritto al rispetto anche se una famiglia non ce l’ha, anche se la propria famiglia non è stimata. In questo Don Bosco fu un grande rivoluzionario del suo tempo in cui la discendenza era tutto: amò come padre tutti i suoi ragazzi, amò come padre ragazzi che vivevano in strada senza famiglia, amò chi aveva in carcere il padre, amò chi viveva in povertà. Chiediamo al Signore di renderci sempre più come Don Bosco, padre di TUTTI, indistintamente.


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