Come possiamo avere la pace da dispersi, nella solitudine, stando “ciascuno per conto suo”? Inoltre nel mondo abbiamo le tribolazioni, quindi forse non è proprio una passeggiata credere alla promessa di pace che ci fa Gesù. La parola “tribolazione” deriva da “tribulum”, un attrezzo agricolo che veniva premuto e trascinato sulle spighe dei cereali per separarne i grani dalla paglia.
Il significato che diamo oggi è di affanno, afflizione, sofferenza… ognuno ha le sue piccole e grandi tribolazioni, fanno parte del mondo e noi ci siamo dentro. Tuttavia, la tribolazione ha qualcosa di particolare: non è un dolore fine a sé stesso, ma ci presenta l’occasione di separare grani e paglia, per capire quali sono le cose che contano davvero. Quando tutto fila liscio è più facile riconoscere le proprie certezze, i propri pilastri su cui contare, ma è quando ci sono le difficoltà, che si vede quanto questi sono saldi.
Se affrontiamo le tribolazioni “ciascuno per conto suo”, ci risulterà difficile credere alle parole di speranza che ci lascia Gesù. Proviamo a guardarci intorno, a dare un nome alle nostre tribolazioni, a farci accompagnare da chi ci ha messo accanto il Signore per aiutarci e ad accorgerci dei “tribolati” che incontriamo nel quotidiano… chiediamo al Signore il coraggio di guardare in faccia le tribolazioni e di cogliere l’occasione per separare il grano dalla paglia, con la certezza che comunque vada, Gesù ha già vinto per noi.
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