Un giorno un prete, invitato a predicare un ritiro per un gruppo di giovani di un oratorio, intende presentare la parabola del buon samaritano, ma prima di iniziare la lectio, chiede ai presenti quanti la conoscessero già… con grande stupore si accorse che quasi nessuno sapeva di cosa stesse per parlare.
Spesso pensiamo a quale film proporre per il Grest o quale storiella raccontare e troviamo poco tempo per narrare gli insegnamenti di Gesù, per spiegarli, per comprendere la grande bellezza che c’è in essi. La parabola del buon samaritano è una pietra miliare della nostra fede, è la modalità con cui siamo chiamati ad esprimere la nostra carità, ad amare. Ogni elemento del racconto non è lì a caso, richiede meditazione, ispirazione per comprendere ciò che il Signore vuole dire alla vita di ciascuno attraverso quelle parole.
Un cristianesimo indifferente alle necessità degli altri non è cristianesimo. Un cristiano che “passa oltre”, perché convinto di rendere culto a Dio solo nel tempio e non curando la carne sofferente di un fratello, non è cristiano. Un cristiano che non ha compassione, non è cristiano. Il cristiano, oltre a dare il meglio a chi ha bisogno – vino, olio e due denari -, assicura che sarà lui a prendersene cura. Amare è un investimento! “Va’ e anche tu fa’ così”, come quel samaritano!!
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