Ogni volta che siamo a messa, subito prima di accostarci alla comunione ripetiamo una frase molto simile a ciò che qui dice il centurione: “Signore, non sono degno di partecipare alla Tua mensa, ma di’ soltanto una parola ed io sarò salvato”.
Dire che non siamo degni non significa sminuirci o autocommiserarci. Anzi, significa fare davvero i conti con chi siamo… quanto siamo nella sofferenza o nel peccato, o semplicemente quanto ci scontriamo con i limiti che ci rendono umani. Insomma, un po’ bloccati al letto come il servo del centurione.
Eppure solo prendendo consapevolezza di ciò che siamo possiamo renderci conto dell’Amore di Cristo. Perché dovrebbe venire a salvare me, proprio me in questa situazione che mi paralizza, se io non valgo niente? Non ne vale la pena, no? Eh no!
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Tutta qui si gioca la misericordia del Signore, che ci ama talmente tanto da venire nella nostra casa anche se non ce lo meritiamo. Perché non è sui meriti o sul valore o sulla bravura che ci giochiamo l’Amore di Dio e quindi la salvezza, ma solo nel saper accettare la gratuità del Suo sacrificio.
Sarebbe bello in questa prima settimana di avvento fermarsi un po’ di tempo soli con Gesù Eucaristia, in silenzio, a lasciarci abbracciare dalla Sua presenza.
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