Giovani di Parola – Commento al Vangelo del 28 Marzo 2022

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Ci sono due segni prodigiosi in questo Vangelo: il figlio che vive e il padre che crede. Conosciamo prima un funzionario del re che, dopo aver ascoltato e creduto alla parola di Gesù, nel Vangelo viene chiamato uomo e infine padre. L’anonimo funzionario dopo l’incontro con Gesù subisce un cambiamento: non diventa un altro, ma ritorna a essere chi è realmente, al di là della carica che ricopre: un uomo e un padre.

Anche lui torna alla vita, un po’ come il figlio. Gesù gli dice una parola e lo esorta ad andare. Quell’uomo non ha grandi certezze o chissà quali prove, ma si fida e si mette in cammino. Per la strada, quella stessa parola di Gesù, gli viene ripetuta dai suoi servi. Dio ci parla attraverso chi abbiamo intorno. La Sua parola riecheggia e trova il modo di raggiungerci ancora. Ascoltata quella parola, il padre crede, ancora una volta.

E noi, ci crediamo ancora? Quale parola ha da dirci oggi il Signore?
Chiediamo e crediamo. Non segni prodigiosi, ma una parola che ci ricordi che siamo vivi.
“Allontanarsi da Te è cadere, tornare a Te è risorgere, restare in Te è esistere.”


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