Nutrire gli affamati, visitare i carcerati, vestire i nudi, prendersi cura dei malati, dare riparo allo straniero e offrire da bere agli assetati. Tutte azioni molto concrete di bene, forse anche noi ci siamo ritrovati a compierle e a sentirci utili per il prossimo bisognoso o forse no.
La vera sorpresa di oggi, nella Solennità di Cristo Re, è che ci viene mostrato Cristo stesso come un Re affamato, carcerato, che ha bisogno di vestiti, di essere accolto nel Suo cammino in mezzo a noi. Chi crede ad un re così? Io ci credo?
È difficile credere che il Signore sia un Re fuori dagli schemi, che appartenga ad una “categoria” a cui non guardiamo facilmente, che ci dà fastidio e che ci chiede di metterci a servizio, di guardare alle fragilità come un’ occasione per incontrarLo e per crescere nell’ amore verso Lui attraverso l’amore verso gli altri.
La sfida di tutta questa storia, non sta nel prepararsi con le nostre buone azioni ad un giudizio finale ma nella promessa che il Signore non solo ci accompagna oggi nelle scelte di bene ma sarà presente nell’ultima scelta che ci dirà chi siamo e a chi apparteniamo.
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