Le parole di Gesù oggi risuonerebbero un po’ utopistiche, se non quasi fastidiose per le nostre orecchie. Siamo la società liquida, le relazioni talvolta sono instabili e spesso diventare una carne sola con qualcuno che è altro da me, è visto come un traguardo per pochi, una gabbia in cui imprigionarsi o la scusa per fare una grande festa, che lascia il tempo che trova.
Il fatto è che costitutivamente, nel DNA proprio, siamo fatti per essere amati e per amare. Ognuno può fare le scelte che vuole, ma non può rinnegare il desiderio di vivere un amore che sia autentico, non dispotico, radicato nel tempo e libero. Non liquido.
La prova che un amore sia di questo tipo è il fatto che sia fecondo, che non implica necessariamente il generare figli, ma portare e custodire la vita nel modo in cui Dio congiunge.
Maria, che oggi festeggiamo, non ha fatto biologicamente un figlio con Giuseppe, ma loro due erano lo stesso una cosa sola, perché nel loro amore, che avevano l’uno per l’altra, ed entrambi nei confronti di Dio, è venuto al mondo Gesù e tra loro due è cresciuto e divenuto uomo.
Maria il suo “per sempre” l’ha detto con la vita, non scappando da ciò a cui la realtà la interpellava e da Dio che la chiamava, ma restando dal primo pianto di Gesù all’ultimo respiro sulla croce. Questo è vivere per amore.
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