San Francesco diceva ai suoi frati “predicate sempre il Vangelo e, se fosse necessario, anche con le parole!” questo perché il nostro agire, modo di essere e di relazionarci con gli altri dovrebbe rispecchiare le nostre credenze, la nostra fede.
Confrontarci con gli altri può essere produttivo, lo è ancor di più farlo con chi ci conosce, ma bisogna andare in profondità. L’unico che risponde alla domanda è Pietro, ma dà a Gesù solo un’identità divina. Quante volte anche noi ostentiamo la nostra fede dicendo “Gesù è il Figlio di Dio”, ma che poi poco ha a che fare con la nostra realtà umana, dimentichiamo della Sua umanità.
Allora Gesù aggiusta la risposta: “Caro Pietro, questo Cristo di Dio di cui parli è anche colui che sarà disprezzato dagli uomini, perseguitato e ucciso e dopo risorgerà”. Non è il Dio delle vittorie facili, dei poteri e delle glorie, neppure delle sicurezze e delle verità certe. Solo nel dolore, nella fragilità si capisce la vera identità di Gesù, il Cristo di Dio.
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