L’immagine che oggi viene presentata dal Vangelo, se non spaventati, lascia quantomeno interdetti. Gesù parla ai suoi discepoli di distruzione, terremoti, pestilenze, di un mondo alla fine del mondo; e i discepoli atterriti chiedono delucidazioni, il “quando” e il “come” degli avvenimenti predetti.
Anche loro, come gli uomini di oggi, hanno paura di vedere la distruzione di tutto ciò che conoscono, il venir meno delle certezze a cui si appoggiano. E cercano coordinate per orientarsi anche in queste situazioni disperate. Forse la risposta del Maestro lascia un po’ spiazzati.
Non è del tutto rassicurante, non nega le catastrofi che incombono, però proprio qui si nasconde tutta la novità del messaggio di Gesù: non preoccuparsi di come e quando il nostro mondo, fisico o mentale, verrà “posto sotto assedio”, ma imparare a rimanere radicati nella realtà e a capire in che prospettiva vivere il quotidiano. La fine del mondo, o quella che ci sembra tale, non fa che aiutare a ri-orientarci, a capire qual è il centro e il fine della nostra vita e della nostra quotidianità.
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