Giovanni, il precursore di Gesù, quello che letteralmente ha corso davanti a Lui per annunciare il Suo arrivo viene arrestato e questo è il momento in cui Gesù deve prendere in mano la sua vita, lasciare la bella, sperduta e comoda Nazareth in cui è cresciuto sotto la guida dei suoi genitori e andare via per realizzare ciò per cui è stato mandato: raggiungere le genti e annunciare che il regno di Dio è vicino.
Va proprio nelle terre di Zabulon e Neftali, che Isaia descrive come terre oscure e tenebrose, perché nel tempo si erano allontanate da Dio, ed è bello vedere come Dio stesso ha voluto mandare innanzitutto lì Suo Figlio per cambiare le cose, per portare una luce nuova. Quindi anche Gesù, in quanto giovane, ha dovuto in una fase precisa della sua vita, fare un passo avanti, lasciare la certezza di Nazareth e andare incontro all’ignoto, confidando sempre nella vicinanza del Padre e dei discepoli che di lì a poco avrebbe chiamato, perché si facessero portatori di luce a loro volta.
Questa luce riguarda anche noi, non ne siamo esclusi, nonostante ci capiti di vivere periodi un po’ bui come le terre di Zebulon e Neftali. È però anche nelle tenebre che attraversiamo che possiamo riconoscere come il Signore ci raggiunge, anche se la Sua luce non è accecante e immediata come i nostri flash, ma piuttosto flebile e persistente come una scintilla, che se riconosciuta, alimentata, ci illumina e illumina tutto quanto.
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