Il motto di Don Milani, un grande sacerdote del XX secolo, era “I care (mi sta a cuore)”. Traduce perfettamente l’atteggiamento del Dio di Gesù Cristo nei confronti dell’uomo: ho cura di te, mi stai a cuore, ti ho messo al centro delle mie attenzioni. D’altronde Dio si è fatto uomo proprio per dimostrare concretamente la sua vicinanza e il suo amore per l’umanità.
Il nostro è il Dio della compassione che odia l’indefferenza e ci invita a prenderci cura degli altri non delegando ma in prima persona. Don Bosco diceva ai suoi salesiani e ai suoi ragazzi che la bestemmia più grande è dire: “non tocca a me”.
Sono due i grandi ostacoli che bloccano la nostra carità: l’egoismo, da una parte, e il pensare di non essere abbastanza, dall’altra. In entrambi i casi è chiaro che non lasciamo spazio a Gesù Cristo nella nostra vita.
Perchè chi è in comunione con Cristo non può che sentire una spinta naturale ad andare verso l’altro ed, inoltre, ha già sperimentato che Dio sceglie la nostra debolezza (5 pani e 2 pesci) per manifestare la sua forza.
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