È difficile comprendere il dolore di una madre che perde il proprio figlio. Ma Maria è lì, sotto la Croce, e partecipa alle sofferenze di Gesù, ricordando la profezia di Simeone: “anche a te una spada trafiggerà l’anima” (Lc 2,35).
Nel momento di più grande dolore Gesù chiede a Maria qualcosa di più, le chiede di essere madre del suo discepolo, di tutti i suoi, di ognuno di noi, di tutta la Chiesa! Una responsabilità che la porterà a vivere qualcosa di nuovo, proprio dai piedi della Croce: Maria, nella sofferenza, è chiamata a non chiudersi nel dolore, ma ad emanare, attraverso la sua ferita, nuova luce. Una crisi, un trauma, una “esperienza-limite” possono diventare l’inizio di una nuova vita, perché non finirà così: se moriamo in Cristo, risorgeremo con Lui.
Negli eventi quotidiani, soprattutto in quelli più dolorosi, affidiamoci a Maria… non è solo devozione, non è una preghiera irrazionale o da sempliciotti, ma è dimostrazione della necessità di sentire costantemente l’affetto della nostra mamma celeste, disposta a rimanere sotto la nostra croce come ha fatto con Gesù, il suo unico figlio.
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