Però Signore così ci sconforti un po’. Parli di ordini, di inutilità, quasi come se non ti importassero i nostri sforzi, il nostro darci da fare. In oratorio siamo quelli che dopo una festa rimaniamo sempre a mettere in ordine e pulire, siamo sempre presenti ad ogni riunione, ogni cosa da preparare porta il nostro zampino.
Non ti basta Signore?! Non vedi che ci sono tanti che fanno a gara per scansarsi dalla fatica?! Almeno un grazie pensiamo di meritarlo… Però è proprio per questo che ci parli così, ci educhi, ci insegni cosa significa davvero amare. Perché l’inutilità non è insignificanza, non è disattenzione.
Essere servi inutili significa amare senza considerare gli utili, i vantaggi, gli applausi di chi ci vede impilare le sedie e pulire il cortile, i riconoscimenti del don che ci vede sempre in prima fila, la soddisfazione del nostro ego perché siamo stati bravi e coerenti.
Essere servi inutili è vivere in perdita, significa essere al verde, anzi, al rosso… perché non è altro che amare donando la vita, nella convinzione che tutto è Grazia, e che quindi il nostro amare non è nient’altro che corrispondere a questo inestimabile dono.
É così potremmo vivere con molta più autenticità e serenità, è così che davvero potremmo amare senza “sforzi”, nell’umiltà e nel nascondimento, proprio come Te.
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