La scena è sempre la stessa. Un sepolcro vuoto. Ed innanzi a questo sepolcro vuoto un’amica che piange l’Amico.
Maria di Magdala appare così in quello che immaginiamo essere un fotogramma: china su se stessa, che si piange addosso.
Lo fece lei, allora, e lo facciamo anche noi, oggi, tutte le volte in cui un dolore improvviso, una perdita, una grande delusione, sconvolgono la nostra vita.
Chi si china su se stesso e piange compie un gesto estremamente umano.
Ora, l’umanità di tale gesto non è da condannare, quanto piuttosto da comprendere. Siamo fragili, ma dobbiamo anche essere consapevoli del fatto che “tutto possiamo in Colui che ci dà la forza”.
Ciò che è fondamentale è ad un certo punto avere la capacità di cambiare prospettiva, asciugarsi le lacrime e mettere a fuoco.
Se Maria fosse rimasta chiusa nel suo dolore, china, tra le sue lacrime, se Maria non si fosse voltata, non avrebbe visto Gesù.
Il cambiamento, la conversione, si concretizzano nella capacità di mettersi in ascolto di una voce amica, la voce che riconosceremmo anche tra mille, quella di chi ci chiama per nome perché ci ha saputo addomesticare.
Gesù ha addomesticato Maria. Ma cosa significa “addomesticare”?
Ce lo spiega Antoine de Saint-Exupéry ne “Il Piccolo Principe”:
“Che cosa vuol dire “<addomesticare>?”
“E’ una cosa da molto dimenticata. Vuol dire <creare dei legami>…”
“Creare dei legami?”
“Certo”, disse la volpe. “Tu, fino ad ora, per me, non sei che un ragazzino uguale a centomila ragazzini. E non ho bisogno di te. E neppure tu hai bisogno di me. Io non sono per te che una volpe uguale a centomila volpi. Ma se tu mi addomestichi, noi avremo bisogno l’uno dell’altro. Tu sarai per me unico al mondo, e io saro’ per te unica al mondo”.
[…] se tu mi addomestichi, la mia vita sara’ illuminata. Conoscero’ un rumore di passi che sara’ diverso da tutti gli altri. Gli altri passi mi fanno nascondere sotto terra. Il tuo, mi fara’ uscire dalla tana, come una musica. E poi, guarda! Vedi, laggiu’ in fondo, dei campi di grano? Io non mangio il pane e il grano, per me e’ inutile. I campi di grano non mi ricordano nulla. E questo e’ triste! Ma tu hai dei capelli color dell’oro. Allora sara’ meraviglioso quando mi avrai addomesticato. Il grano, che e’ dorato, mi fara’ pensare a te. E amero’ il rumore del vento nel grano…”
La volpe tacque e guardo’ a lungo il piccolo principe:
“Per favore… addomesticami”, disse.
CHIEDIAMO A GESU’ DI ADDOMESTICARCI, affinchè le nostre vite siano illuminate e ricolme di quell’amore che nulla trattiene per sé, ma tutto sa donare in un annuncio gioioso.
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