Siamo servitori. Consapevoli o no, tutti serviamo qualcuno o qualcosa.
Il problema è capire se serviamo da schiavi, legati al nostro ego, alle apparenze, ad una comfort-zone o se serviamo da figli di Dio, quindi non schiavi, ma liberi e soprattutto liberati.
Servire da figli non ingabbia, non sminuisce, ma mette in luce pienamente chi siamo e rende fedeli. La fedeltà non ha nulla a che vedere con la costrizione, con l’annullamento di sé, ma è il tempo e lo spazio in cui si impara ad amare, così come si è.
Non necessita di gesti eclatanti, ma di piccole attenzioni quotidiane. Fedele è mia madre che mi fa trovare il caffé pronto la mattina per fare colazione insieme prima che vada a lavoro, fedele è il mio amico che mi chiede “come stai?” perché ci tiene davvero a sapere la risposta, fedele è quel ragazzo dell’oratorio che mi chiede “vieni a giocare?” o “posso parlarti?” anche se è da tanto che non mi vede o se qualche giorno prima abbiamo discusso, fedele è il Signore che mi vuole bene nonostante le mie infedeltà, fedele sono io quando alimento in me il desiderio di una vita piena e faccio scelte che mi aiutano in questo.
“Importante non è ciò che facciamo, ma quanto amore mettiamo in ciò che facciamo; bisogna fare piccole cose con grande amore.” (Madre Teresa)
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