Sembra che qui Pietro faccia una altra delle sue figuracce, forse però si tratta semplicemente di ricercare, ancora una volta, la motivazione più profonda e veritiera dell’essere discepoli e apostoli del Signore. Perché a volte viene spontaneo domandarci “ma chi me lo fa fare?!”
Chi me lo fa fare di soffrire il caldo in cortile appresso ai ragazzi, chi me lo fa fare di insistere con l’educazione e l’evangelizzazione, di farmi vicino agli emarginati e dedicare loro il mio tempo. Chi me lo fa fare di lasciarmi amare nel profondo, di fare verità in me stesso, di rendermi conto delle mie ferite e lasciarle toccare dall’Amore di Dio. Chi me lo fa fare di donare la vita?
È solo l’esperienza del “centuplo” che ci motiva e ci incoraggia, anche negli insuccessi e nei fallimenti, anche quando ci sembra che non serva a nulla, anche quando ci sentiamo profondamente soli. Non si tratta di ricevere in possesso qualcosa ma di vivere nello spazio della relazione con il Signore, di istanti di eternità intessuti con il quotidiano, è lì che il cuore trova pace perché è lì che scopriamo la bellezza e la gioia della vocazione all’Amore.
Ti sei mai domandato in che modo sei chiamato a donare la tua vita?
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