Però che coraggio che hai Signore. Stendere la mano e toccare il lebbroso, toccare quelle piaghe che fa senso solo a vederle, toccare quelle impurità, toccare ciò che per tutti era segno visibile di una vita di peccato, di solitudine, di dolore e di sofferenza.
È il coraggio di ama senza fare calcoli, di chi non pensa minimamente alle conseguenze. È il coraggio che vorremmo anche noi, per dare un nome alle nostre “lebbre”, per venirti a cercare, per riconoscerci vulnerabili e fondamentalmente bisogni di Te.
È il coraggio per lasciarci toccare, salvare ed amare. Il coraggio di testimoniare ed annunciare che sei Tu il Signore della nostra vita, e non solo perché fai delle cose belle per noi, ma perché davvero sei Tu la nostra salvezza.
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