Una donna va dal Maestro a chiedere di salvare sua figlia. È pagana e straniera, non fa parte dei “prediletti”, non ha alcun merito né pretesa per la richiesta che fa a Gesù. Ma a lui non interessa che meriti abbia o quali siano le sue origini. Le fa solo una domanda, e lo fa solo per mettere alla prova la fede di lei. E grazie alla risposta che dà, sua figlia sarà salva.
E straordinariamente, è l’unica occasione nel Vangelo di Marco in cui non è Gesù a salvare direttamente, ma lo fa attraverso le parole della donna, che ha riconosciuto in Lui il Pane che salva e la Parola che dà vita.
Quelle della donna sono parole d’amore che nascono da una fede profonda e incrollabile nel Signore, una fede che non teme di fare alcuna richiesta. E quest’amore profondo libera e salva non solo noi stessi ma anche chi condivide con noi la quotidianità. Per fede, diventiamo strumenti del Signore, e anche le nostre possono essere parole di salvezza.
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