Sembra un paradosso: per produrre frutti bisogna morire, per dare vita bisogna dare la vita.
Il significato più profondo forse ci sarà chiaro solo alla fine della vita, ma queste parole di Gesù sono l’ago di una bussola anche per il qui ed ora. La traduzione potrebbe un po’ trarci in inganno, ma senza dubbio Gesù non vuole che disprezziamo la nostra vita, che la “odiamo” in senso stretto, non ci vuole affatto tristi, infelici, disillusi, morti.
Al contrario, ci dice come fare esperienza della gioia che non passa mai, come vivere pienamente questa vita, il segreto è solo uno: donarla. Ricordiamo però che Gesù non è uno che dice solo belle parole, la vita l’ha donata nei fatti e il segno più evidente è la croce: quella morte, quel dolore che non sempre ci sappiamo spiegare.
Quando si dona la propria vita, a partire dalle piccole scelte di ogni giorno, quella croce non ce la possiamo dimenticare… se scegliamo di seguirlo, dove è Lui, saremo anche noi.
Ma la morte, la sofferenza, le piccole e grandi croci che possiamo incontrare nella vita e nelle altre vite non sono la fine di tutto, sono “collocazione provvisoria” e, se vissute insieme al Signore, insieme ai compagni di viaggio che il Signore ci mette accanto per coloro per cui stiamo dedicando la vita, sono il mezzo che ci fa crescere nell’amore.
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