La felicità deriva dalla relazione vitale con Dio. Le beatitudini portano in loro un duplice aspetto: lo sguardo sul futuro e quello sul presente: portano con sé una felicità di cui possiamo godere già oggi, nel momento presente.
I poveri in spirito sono coloro che si sottomettono umilmente e con fiducia a Dio, contrapposti a coloro che hanno il cuore chiuso e indurito. I discepoli devono convertirsi all’umiltà e alla semplicità. Questo ci libera dalla schiavitù di falsi valori e rivela il vero volto di Dio.
Quelli che piangono non sono semplicemente gli afflitti per le disgrazie umane e le tribolazioni storiche, ma quelli che soffrono per la contraddittorietà del presente con le loro attese spirituali. Quante volte, Signore, sperimento l’afflizione! Non mi sento capito, mi sento escluso, mi sembra che tutto intorno a me vada di male in peggio.
Ti chiedo la grazia di uno sguardo nuovo sulle cose e così poter dare il mio contributo nel diffondere il tuo messaggio di amore e pace al mondo. Donami, Signore, nei momenti di maggior sconforto, la consolazione dello Spirito!
Quelli che hanno fame sono coloro che sentono un desiderio ardente nel cuore di cercare la volontà di Dio e di attuarla nella quotidianità. Questo desiderio per loro è come l’acqua e il cibo, è come l’aria. Non possono pensare la loro vita senza Dio. Anche io posso sentire interiormente, Signore, il desiderio di seguirti. Apri il mio cuore alla comprensione che senza di Te non c’è vita, perché è in Te ogni mio respiro.
Comunità Centro Poggeschi
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Fonte: Get up and Walk – il vangelo quotidiano commentato