Quando siamo senza guida, ci ritroviamo stanchi, sfiniti, oppressi dalle cose da fare, e di conseguenza non riusciamo a guardare in faccia la realtà per quello che è.
Diventa inevitabile saltare a conclusioni affrettate, che sono costruzioni tutte umane, come delle pezze davanti alle cose che non ci piacciono, o che semplicemente non capiamo, per non vederle. Sempre più spesso, oggi, siamo soggiogati dall’ipoteca della paura e il bisogno di sicurezza ci sembra più forte dei desideri reali.
Allora proviamo a ricostruire la realtà attorno a noi secondo i nostri parametri, per tenere a bada quelli che pensiamo siano i nostri bisogni, i quali, però, prima o poi scopriamo essere falsi.
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Dinanzi a tutto questo, Gesù ha compassione di noi. Da una parte, nei confronti dei più deboli egli concede soluzioni in qualche modo immediate, guarendo i malati e le infermità; dall’altra, ai suoi discepoli chiede un atto di correponsabilità: egli ci insegna il valore della povertà evangelica, non si innalza (lo faranno altri, inchiodandolo alla croce) oltre le falsità per annientarle e affermare con forza se stesso, che è Verità.
Senza azioni di autoaffermazione, invece, si mostra umile e va alla ricerca di operai, anzi, rimanda al Padre questo compito, a partire dalla preghiera degli stessi discepoli.
Chiediamo al Signore di liberarci gli occhi dalle falsità, di sciogliere la nostra lingua dalle menzogne, per essere, guidati dal suo Spirito, portatori della verità, seminatori di libertà, costruttori di carità.
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Fonte: Get up and Walk – il vangelo quotidiano commentato