Oggi ci viene presentata una donna pagana che non conosce la Scrittura, non è una figlia d’Israele. Ma, esaminando i gesti e le parole della donna, possiamo notare una progressiva crescita nella fede dalla quale abbiamo da imparare.
Dapprima si getta ai suoi piedi, un impetuoso avvicinarsi fisico e un riconoscimento della propria limitatezza: la sofferenza della figlioletta la spinge a provarle tutte, si rivolge a Gesù per necessità e non le importa la durezza della sua risposta, ai limiti dell’offesa, alla quale tutto sommato non si scompone, dimostrando tutta la propria impotenza.
Forse anche a noi capita di rivolgerci al Signore solo per necessità, ma questo non è in fondo così sbagliato: dal riconoscerci piccoli dinanzi a lui possiamo scoprire quanto ci ama.
La donna non contesta il paragone di Gesù: si immedesima nei cagnolini – probabilmente è quello che sempre le hanno detto ed è quello che crede di essere. Ma l’incontro con Gesù rompe i nostri schemi precostituiti e la donna comprende, a contatto con i piedi di Gesù, che anche lei è figlia amata. Anche lei può sedersi alla mensa e nutrirsi della Parola che salva e così il suo gesto di supplica diventa un gesto di adorazione.
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Il Signore ci dona occhi nuovi per guardarci dentro: la donna, guardando la verità della propria vita, fa il salto della fede. E il Padre celeste risponde sempre a chi chiede con autenticità: sua figlia è libera.
Marco Ruggiero
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Fonte: Get up and Walk – il vangelo quotidiano commentato