C’è silenzio e tutti ascoltano, ma il caos è totale: tavoli, sedie e giacigli ammassati per fare spazio, la calca compressa da ogni parte, malati, poveri, religiosi, ricchi, odori di tutti i tipi… Comincia a caderci addosso polvere di calcinacci, paglia, pezzi di tegole: hanno sfondato il tetto!
La faccia del padrone di casa è tutta un programma, mentre una barella viene calata in mezzo alla stanza. E Gesù, come se fosse la cosa più normale del mondo, dopo aver rivolto un lungo sorriso ai volti che fanno capolino dal buco del soffitto, benedice il paralitico e gli rimette i peccati. Non è il Giorno dell’Espiazione, non ha l’autorità del Tempio, e pensa di poter rimettere i peccati di uno sciagurato simile!
Come se non bastasse, il paralitico ci si rialza anche, da quella barella.
Riconosciamolo: abbiamo visto cose prodigiose. Lasciamo tornare alla mente i peccati e le paralisi dai quali il Signore ha iniziato a liberarci tutte quelle volte che ci siamo ritrovati nella disposizione umile (e a volte imbarazzante, come per il paralitico al centro dell’attenzione di tutta la stanza) di chiedere aiuto.
L’esperienza del padrone di casa e degli amici del paralitico può aiutarci a riconsiderare la vita: se non così, senza accettare e vivere fino in fondo l’altro-da-noi che all’inizio sembra solo un male fastidioso, senza comprometterci radicalmente per la felicità di chi abbiamo attorno, il nostro rapporto con Cristo rischia di ridursi a una patina di miele che ci addolcisca una vita che resta tuttavia sempre, irrimediabilmente, cosa nostra.
Comunità Centro Poggeschi
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Fonte: Get up and Walk – il vangelo quotidiano commentato