Nicodemo va da Gesù per avere una sua esperienza diretta; va di notte per incontrare la luce, tuttavia non si lascia subito illuminare.
Occorreranno altri passaggi, narrati nel Vangelo di Giovanni, fino alla morte e sepoltura di Gesù, affinché questo personaggio diventi un cristiano maturo che accoglie senza riserve il Signore nella propria vita. È il cammino di ciascuno di noi e della nostra capacità di lasciarci amare da Dio.
Tutta la discussione fra i due si concentra sulla parola greca anôthen, la quale può significare “di nuovo” o anche “dall’alto”. Gesù invita Nicodemo a sperimentare la sua presenza salvifica entrando in comunione vitale con la sua persona accettando con fede la necessità di rinascere di nuovo, ma nello Spirito (dall’alto), per vedere il Regno di Dio.
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Nicodemo, in quanto fariseo, pensava che la salvezza consistesse solo nell’osservare la Legge. Gesù invita Nicodemo – e invita noi oggi – a qualcosa di più: la nuova nascita consiste nell’interiorizzazione della sua Parola mediante lo Spirito che suscita la fede e ci fa aderire a Gesù.
Guardando la croce siamo chiamati a mettere nelle mani del Signore tutte le nostre fatiche, le nostre difficoltà, insieme alle gioie e alle speranze perché lui possa convertire la nostra vita. Come gli ebrei guardando il serpente innalzato nel deserto erano posti faccia a faccia con il proprio peccato, così oggi il Signore vuole portare il nostro peccato con sé sulla croce.
Ci invita a salire anche noi sulla croce per attraversare con lui la nostra morte e rivestirci di luce, bellezza e pace. Solo così potremo avere uno sguardo nuovo su noi stessi per acquisire una nuova prospettiva di vita.
Marco Ruggiero
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Fonte: Get up and Walk – il vangelo quotidiano commentato