Come altre volte, Gesù dipinge un quadro stupendo del regno dei cieli, della vita piena in lui: un banchetto di nozze. E noi siamo le damigelle d’onore… Non potrebbe esserci immagine più vibrante dell’attesa: a chi non è capitato, in quelle lunghe mezz’ore di ritardo ai matrimoni, di sbirciare con ansia l’angolo della strada da cui sarebbe comparsa l’auto addobbata della sposa? E quando scendeva, che festa, tutti a correre fuori dalla chiesa per vedere com’era vestita e applaudirla! Lo sposo che viene porta una bellezza di cui siamo certi, che, senza sapere quanto ancora potrà tardare, aspettiamo trepidanti.
Oggi ci viene ricordato che la vita cristiana è innanzitutto attesa: non siamo i sarti del vestito dello sposo, né i cuochi che preparano il banchetto, ma delle invitate d’onore che, quando la festa inizierà, avranno l’onore di sfilare nel corteo nuziale. È una bellezza che possiamo essere, ma non fare; seguire, ma non creare.
Forse allora l’olio non rappresenta una qualche virtù della quale alcune vergini sono in possesso e altre no, ma semplicemente la nostra disponibilità all’incontro, la “quantità” del desiderio di lui che proviamo nell’attesa. Come a dire, l’unica condizione per entrare veramente in pienezza nel banchetto è non porre condizioni, non stabilire paletti alla sua venuta, preferire l’ignoto che è lui al noto che potremmo procurarci noi.
Il Signore ci chiede di lasciarci andare all’incontro con lui nella realtà così com’è, anche a costo di rinunciare ai nostri paradigmi e alle nostre aspettative: non importa se arriverà troppo presto o troppo tardi, con quello che non ci aspettavamo o senza quello che ci aspettavamo. L’olio è la ferma fiducia che porta esattamente ciò di cui abbiamo bisogno, e che arriva – foss’anche in mezzo alla notte – esattamente nel momento migliore per noi.
Comunità Centro Poggeschi
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Fonte: Get up and Walk – il vangelo quotidiano commentato