Io non ce l’ho mai avuto, un servo. E voi? D’altra parte non sono mai stata costretta a servire chi non volevo servire, non ho mai servito per dovere e quindi mi riesce difficile comprendere cosa significhi “quanto dovevamo fare”.
L’utilità della mia persona ha una misura che non riesco a definire, salvo che utilizzi come unità la mia soddisfazione personale. Dio dei paradossi! Se non misuro il mio servizio in soddisfazione e risultati, in riconoscimenti, in cosa mai potrò definire l’utilità o l’inutilità della mia persona?
L’ordine delle cose impone di superare i dualismi utilità/inutilità, dovere/gratuità, dominanza/sottomissione. Gesù ci libera finalmente dagli antipodi su cui ci misuriamo e ci reinserisce in quella tensione che è elemento terzo della relazione.
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Comprendo come non sia importante agli occhi di Dio l’essere utili, non è importante il dovere e non è importante il comando.
Agli occhi di Dio è importante l’amore che ci mettiamo nel vivere, il gusto, la presenza, l’espressione di ciò che siamo in sé per sé.
Il senso è intrinseco e non va cercato nel risultato, il senso stesso siamo noi nella profondità di ciò che siamo, liberi da imposizioni e riconoscimenti.
Mounira Abdelhamid Serra
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Fonte: Get up and Walk – il vangelo quotidiano commentato