Gesuiti – Commento al Vangelo del giorno, 8 Novembre 2020

L’attesa non è mai facile. Capita a tutti, mossi da intrepido vigore, di avere le idee chiare su una cosa, ad esempio un obiettivo lavorativo o di studio, e di lanciarsi a capofitto in tutte le azioni che permettono di realizzarlo, ma di accorgersi, nella notte, di aver fatto qualche errore.

La notte arriva per tutti, a tutti capita di scoraggiarsi, di tentennare, di avere dubbi e di lasciarsi andare, per qualche tempo, alla stanchezza, al dolore. Il nostro spirito si addormenta, non riesce a restare sveglio; allora chiudiamo gli occhi, esausti. Le vergini della parabola, infatti, si addormentano tutte e dieci.

Il Signore, quindi, ci viene incontro, accoglie la nostra debolezza e ci chiama, con un grido che fa sussultare il nostro cuore. Si tratta di un momento irripetibile, per il quale, anche se assopiti, possiamo essere pronti o no; possiamo avere con noi l’olio o averlo dimenticato. Certo, ci potranno essere altre chiamate, ma sarà comunque qualcosa di diverso: ci sono singoli momenti nella nostra vita, nelle relazioni, nel lavoro, nello studio, nella fede, che passano e non sono rinviabili.

Chiediamo al Signore di aiutarci a smuoverci dal torpore della pigrizia e della negligenza, aumentando il desiderio di lui. Nella sana inquietudine, se coltiviamo la nostra vita di fede, la nostra relazione con lui, la lampada arderà durante tutta la notte; anzi, noi stessi diventeremo lampada ardente che sfida le tenebre.

Marco Ruggiero


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Fonte: Get up and Walk – il vangelo quotidiano commentato

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