“Io so che tu sai che io so” – mi hai detto sorridendo, come sotto i baffi! Penso a quante volte me lo dimentico, ma tu mi rassereni.
Tu sai tutte le volte che tento di strappare qualcosa in più alla vita; tu sai tutte le volte che lascio che qualcosa si strappi dentro; tu sai quando qualcosa mi è stato strappato via e ho creduto di perdermi, ma alla fine tu sai sempre strapparmi comunque un sorriso.
In realtà il tuo strappare è differente perché tu, anche strappando, dai: sei tu a darmi ancora un sorriso.
É di certo la tua voce a ridestarmi, a sorreggere la commozione di un semplice ricevere: ti spezzi tu stesso per darti, come facesti e continui a fare con il pane.
I greggi dei miei pensieri possono riposare, le lane candide quanto quelle ingiallite del mio sentire possono rifulgere come argenteo patire e dorato esultare alla tua luce.
Senza pretesa di possedere, controllare, strappare, non rimane che il continuo rinnovo di un’attesa: unità data per essere ricevuta dalla moltitudine, forza che si fa dolcezza di condivisione, grandezza accogliente che si fa piccolezza in preghiera.
Mounira Abdelhamid Serra
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Fonte: Get up and Walk – il vangelo quotidiano commentato