✝️ Commento al brano del Vangelo di: ✝ Mc 12,28b-34
Il verbo amare implica necessariamente una prossimità nel suo significato più sostanziale e semplice. Non esiste infatti la concezione di questo verbo senza la necessaria figurazione di una sponda che ne accolga l’azione. L’atto d’amore non è mai autoconclusivo e fine a se stesso e non può essere parziale; se è parziale non è amore. Il primo comandamento è dunque riconoscere l’Unicità dell’Altro è muoversi verso questi con tutto quello che si è – appunto amare.
Gesù, quale essere umano pienamente compiuto e quale Dio che salva, anche nel rispondere alla domanda ama, va oltre e si muove verso altro: dice infatti che il primo diventa secondo quando la totalità e l’unicità di ciò che siamo diviene la misura idonea per coprire la prossimità, per coprire la distanza che separe le sponde dell’esistenza.
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In questo senso il come amare diviene il cosa vivere, il modo diviene l’oggetto e l’oggetto si realizza in soggetto. La soggettività dell’Amore è liberata dall’oggettività dell’Unità che tutto comprende valorizzando la distinzione dei termini che la compongono: il cuore, la mente, la forza sono potenze distinte che magnificano parimenti l’Essere.
Mounira Abdelhamid Serra
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Fonte: Get up and Walk – il vangelo quotidiano commentato