Insegnava alle folle dalla barca. Gesù sceglie altre volte di predicare alle folle dal centro del lago, stando su una barca. In questa occasione deve anche chiedere aiuto affinché questo sia possibile. Perché preferisce questa prospettiva? Si potrebbe pensare a un’esigenza pratica, alla spiaggia come un anfiteatro dove il centro è nell’acqua e la barca è l’unica soluzione per raggiungerlo. O magari a qualcosa di personale, quasi al limite del gioco, un Gesù che sogna la barca, che ne ha il desiderio, e che nella predicazione dalla barca trova un modo per viverlo.
Quando ebbe finito di parlare. Gesù dopo il suo lavoro di predicatore passa a quello degli altri, si fa pescatore con i pescatori, dà istruzioni, li incoraggia a gettare ancora una volta le reti. Come avranno preso questa iniziativa Pietro e quelli che erano con lui, dopo la notte di fatica e delusione, magari con la sola necessità di andare a riposare? Possiamo immaginare che tra questa stanchezza e ciò che segue – gettare di nuovo le reti – si collocano proprio le parole di Gesù che toccano il cuore anche di questi uomini che si sentono incoraggiati a ripartire dal loro fallimento. E la pesca è abbondante!
Pietro si gettò alle ginocchia di Gesù. Di fronte al dono, Pietro apre il suo cuore con Gesù e lo fa a partire dal peccato. Il peccato è molte volte una delle cose più intime che custodiamo – un’intimità che può trasfigurarlo. Sentire il bisogno e la fiducia di condividerlo può essere solo una risposta a un grande regalo, una risposta a colui che ti ha raggiunto dentro.
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Per lasciare tutto, per seguire serve aver sperimentato intimità.
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Fonte: Get up and Walk – il vangelo quotidiano commentato