Il digiuno โ astenersi dal mangiare un certo tempo, dellโordine di ore โ รจ anche di moda. Una pratica considerata salutare da molte diete, secondo una logica sapiente di gestione e qualitร del cibo che, integrata nel nostro stile di vita, potrebbe farci del bene. Ma in realtร ciรฒ che รจ in gioco in questi pochi versetti รจ ben altro: qui il digiuno รจ solo un aspetto esteriore che richiama un certo modo di vivere la fede, la relazione con Dio.
I discepoli del Battista contrappongono due stili diversi: da un lato lโeccesso di osservanza della pratica e dallโaltro la sua assenza. Possiamo immaginare la stessa consuetudine applicata ad altri appetiti, un ventaglio ampio di cose di cui ci nutriamo, affettivamente, intellettualmente, materialmente.
Nella sua risposta Gesรน ci riporta al centro di ciรฒ che muove ad astenersi da qualcosa. Sembra che per Gesรน il digiuno ha senso per celebrare unโassenza. Un modo anche spontaneo di vivere un lutto: quando ci viene tolto qualcosa di caro, il non mangiare รจ quasi istintivo. Pensiamo, per esempio, a un adolescente al quale viene proibito di partecipare a una festa: il non mangiare, il non presentarsi ai pasti puรฒ essere un modo di denunciare il suo malessere la sua rabbia; o, a un altro livello, qualcuno che sta vegliando un ammalato e si rifiuta di staccarsi da quel letto anche per mangiare.
Ma, al contrario, davanti a una presenza Gesรน ci invita a riempirla di ciรฒ che ci nutre. Non a caso la maggior parte dei momenti di festa li celebriamo attorno a una tavola.
In questo ordine di affetti, siamo chiamati a far entrare Dio. Mangiare o non mangiare, astenersi o riempirsi diventano dunque un modo fisico di esprimere la relazione con lui, di farla ancora piรน incarnata, fatta scendere โnello stomacoโ.
Non รจ un caso se uno dei modi piรน intimi che la Chiesa ci offre per esprimere la relazione con Dio si dร attraverso la consumazione del suo corpo nel pane dellโeucaristia.
Giuseppe Amalfa SJ
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Fonte: Get up and Walk – il vangelo quotidiano commentato