Demone è un termine che indica una realtà, un essere che possiede qualcosa di divino. Beelzebùl sarebbe il capo – signore – dei demoni, che nel tempo acquista un valore negativo opposto ad Adonai, il signore d’Israele.
Beelzebùl è qui evocato dai farisei come colui per cui Gesù agisce. Dietro questo ragionamento c’è una semplificazione, una divisione a volte comoda tra bene e male nella quale Gesù non entra. Orienta invece al ‘dito di Dio’ come unico Signore di ciò che accade, come il dito di un direttore d’orchestra a cui tutti i musicisti devono guardare.
Rispetto alle divisioni che creiamo, tra bene e male, tra buoni e cattivi, Gesù ci mette di fronte al “giudizio dei figli”, quelli a cui consegniamo un mondo scisso e in guerra. Gesù ha fiducia in un futuro affidato a una generazione che superi le distinzioni.
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Perciò è importante scegliere con chi stare. «Chi non è con me è contro di me» non è una conferma delle inevitabili dinamiche di divisione, ma come un assoluto di unità, senza esclusioni. Gesù non ci lascia alternative, ci vuole con lui. Raccolti e non dispersi, attirati dalla forza vulnerabile dello stringersi, per farsi unico corpo, vastità del dentro senza nessuno fuori.
Giuseppe Amalfa SJ
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Fonte: Get up and Walk – il vangelo quotidiano commentato