In uno scambio tra andare e venire, l’andare al Padre di Gesù e il venire dello Spirito, si indica uno dei ruoli del soffio pasquale che anima le comunità: la difesa, significato dalla parola “paraclito”. Questa difesa è articolata in tre ambiti:
Difesa dal peccato. Il vero peccato è non credere a Gesù, è il peccato da cui tutti gli altri prenderebbero vita. La gravità dell’incredulità sta nel non dare all’altro la possibilità della verità. È un insieme di verità – di modi diversi di amare – che fonda le comunità che si incaricano di trasmettere in modo credibile la fede. Senza la prova incarnata dell’amore, credere in Cristo mancherebbe di radici.
Per la giustizia. Il modo in cui Dio fa giustizia è la croce, la scelta di far patire il Figlio per porre fine a ogni altro patimento. Difficile entrare in questa logica divina – e la difficoltà è ampliata dal moltiplicarsi di patimenti con cui quotidianamente conviviamo. Ma la croce non è fine a se stessa: è via verso la comunione con il Padre. È a questa intimità che dobbiamo guardare per comprendere gli effetti di questa giustizia che sembrerebbe una dolorosa sconfitta.
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Dal giudizio. Alla domanda se ci sarà un giudizio, Gesù risponde con una chiara sentenza: il principe di questo mondo, condensato di tutto ciò che è causa del male, è già condannato. È la crisi di tutti i giudizi universali con cui abbiamo affrescato le nostre chiese. Chi è causa di male ha già nel suo male la condanna. Per tutto ciò che è mosso dall’amore la meta è tornare da colui che ci ha inviati.
Solo l’amore rende “cristiano” il linguaggio del peccato, della giustizia e del giudizio.
Il vero scudo che impugna lo Spirito per difenderci è l’amore.
Giuseppe Amalfa SJ
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Fonte: Get up and Walk – il vangelo quotidiano commentato