Cuore aperto. Il modo in cui si compie definitivamente il donarsi di Gesù nella sua passione è l’apertura del fianco. Morendo Gesù ci lascia un accesso alla sua intimità, lascia aperto il cammino al suo cuore, quel cuore che continuamente ci ha mostrato durante il suo fare strada con noi.
Con la morte il suo cuore resta aperto, come un ricovero, rifugio precario da qualunque pericolo, che ci protegge ma allo stesso tempo permette che anche l’aria sferzante continui a passare.
Qualcuno che vede. Un testimone raccoglie questo gesto, qualcuno che assiste all’apertura del cuore e ce la consegna, forse sacrificando anche il privilegio di essere il primo a percorrere quel cammino, facendo passare davanti tutti noi che accogliamo questa storia.
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Si compisse la Scrittura. E si compie questa logica in cui non si spezza ma si squarcia, che ci comunica la volontà di stare uniti anche se feriti. Convocati da un ferito che vuole su di sé tutti gli sguardi, affinché possiamo avere la certezza che morire amando è la cosa più potente che possiamo compiere.
Mi piace credere che il cuore di Gesù accolga per primi i “poveri cristi” che ha accanto, che ancora agonizzanti devono sopportare l’ultima, terribile tortura… Gesù che dalla croce aveva la sola libertà di lasciarsi aprire il cuore, lì, nell’intimo, accogliere e soffocare il loro ultimo grido.
Giuseppe Amalfa SJ
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Fonte: Get up and Walk – il vangelo quotidiano commentato