Comprendere la volontà di Dio costituisce la vera sfida del credente ed è ciò che conferisce dinamicità alla fede, fondendola con il fluire della vita. Tuttavia, questa dinamicità sembra emergere da uno stato apparentemente immobile.
Gesù utilizza l’immagine delle fondamenta di una casa per trasmettere il concetto di stabilità. Ma il mondo delle costruzioni prende ispirazione da quello della natura: i pilastri e le colonne che sorreggono i tetti non sono altro che una traduzione umana dell’albero.
Ed è all’albero che dobbiamo rivolgerci per comprendere il significato di questa stabilità.
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Sebbene possa sembrare immobile, un albero si muove crescendo, radicandosi nella terra e nel cielo attraverso i suoi rami. Esiste un modo di crescere e di essere dinamici che inizia proprio rimanendo fermi; un albero non potrebbe ancorare le radici al terreno se si muovesse. Questo essere apparentemente statico ma in realtà orientato verso la roccia, ovvero Dio, comunica qualcosa della natura della preghiera, si oppone al semplice dire «Signore, Signore» preferendo una preghiera fatta di presenza, che consente di mettere radici e, di conseguenza, di compiere la volontà di Dio.
E ancora a proposito di alberi: nei nostri giardini gli alberi crollano quando hanno radici superficiali; la bontà indiscreta delle nostre irrigazioni impedisce alle radici di penetrare in profondità e ancorarsi a un terreno più solido. Sperimentare un po’ di sete, anche nella vita di fede, aiuta a consolidare la stabilità, permettendo di penetrare negli abissi della volontà di Dio.
Giuseppe Amalfa SJ
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Fonte: Get up and Walk – il vangelo quotidiano commentato