Oggi apriamo giornali, accendiamo il televisore e vediamo desolazione, persone in grande sofferenza, nel mondo e nel nostro paese. Spegniamo, prendiamo in mano il cellulare: altrettanti messaggi, chiamate, notifiche di amici, parenti, colleghi, conoscenze che non stanno bene di salute o sono veramente giù di morale, stanno faticando tanto, alcuni sono intrappolati in situazioni particolarmente difficoltose. Usciamo di casa e il ballo di sofferenza continua davanti ai nostri occhi.
Ora sediamoci in un luogo tranquillo. Chiudiamo gli occhi. Ascoltiamo Gesù predicare. Qual è la buona notizia che la sua parola ci rivela oggi? Lasciamo il ricordo di momenti pesanti o disperati fluire e accogliamo con lui gli insegnamenti, le guarigioni, la gioia, la vicinanza di parenti o amici. Forse possiamo anche sentire la commozione di Gesù nel guarirci.
L’etimologia ci insegna che la compassione è un movimento che parte dalle viscere, non solo dal cuore, è forse il legame più forte tra due essere umani che esista e indubbiamente incita all’azione. Gesù agisce e ci chiede di seguire il suo esempio partendo da ciò che abbiamo sperimentato.
Impariamo dal suo spirito a parlare di Dio, di amore, di fratellanza, a compiere gesti importanti e soprattutto ad avere un atteggiamento che sappia trasmettere un po’ di ciò che abbiamo ricevuto senza mai dimenticare in chi siamo radicati.
Virginie Kubler
[…] Continua sul sito […]
Fonte: Get up and Walk – il vangelo quotidiano commentato