Gesuiti – Commento al Vangelo del giorno, 7 Aprile 2020

Oggi contempliamo l’ultima cena – quel banchetto tra amici, ormai diventati famiglia, che hanno condiviso anni sorprendenti, meravigliosi: per tre anni hanno fatto l’esperienza di uscire delle loro case e delle loro convinzioni. Forse questi anni passati accanto a un uomo letteralmente disarmante ha fatto uscire il meglio di loro, ma ha anche messo in luce le loro fragilità e incoerenze… È ora di fare i conti, a porte chiuse, durante questa cena intima.

È un banchetto triste, i commensali sono nervosi e pensierosi. Forse un po’ come noi, confinati oggi con i nostri cari, con i coinquilini o da soli. Siamo incerti su cosa pensare, cosa sentire, siamo pieni di benevolenze e subito dopo pieni di rancori, di mancanza di fede. La parole “tradire”, in effetti, vuol dire “ingannare con perfidia, mancare di fede” e viene dalla parola latina “tradere”, che significa “trasmettere, confidare”.

Sicuramente Giuda non è l’unico a mancare di lealtà in questa storia… ma qual è il punto di rottura che porta alla distruzione del legame di amore e fedeltà che è stato creato con Gesù? In che momento il cuore si colma di tenebre per sempre?

Potremmo cercare e trovare risposte, ma è Dio che porta in ogni caso l’ultima parola, glorificando suo figlio e trasformando ogni peccato in occasione di salvezza e di risurrezione, perché in ogni notte e in ogni morte Gesù ci ricorda il fine e la fine di questa storia d’amore, che avverrà tra qualche giorno.

Virginie Kubler


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