La pagina di oggi è fitta di avvenimenti, personaggi, dialoghi, incontri. Se altri episodi evangelici raccolgono nel racconto le azioni di pochi minuti, qui al contrario si concentrano in una manciata di righe settimane, forse mesi o anni, di studio, di attesa, di viaggi; si intuiscono i progetti, i preparativi e la fatica, insieme all’entusiasmo e ai desideri.
Il vangelo dell’Epifania è, come dice la parola stessa, una buona novella di “rivelazione”, nel quale vengono rappresentate due diverse attitudini spirituali. Un bambino nasce, un re atteso si affaccia al mondo. Come accogliere questo avvenimento?
Da un lato vi è l’apertura dei Magi, che dopo aver a lungo viaggiato, sono disponibili ad accogliere la novità nella forma in cui essa si presenta: un re bambino, adagiato nella mangiatoia di una stalla. Dall’altro lato, vi è l’atteggiamento di Erode e della città di Gerusalemme, che alla notizia provano un profondo turbamento, investigano, interrogano e si arroccano dentro le mura. Anche poche miglia sono troppe, se il “nuovo” che arriva è avvertito come una minaccia.
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Le vie di Dio non sono le vie dell’uomo, i pensieri di Dio non sono i pensieri dell’uomo. Il bambino nella mangiatoia disarma, se rivela un cuore vigile e in attesa; spinge a chiudersi dentro alte mura e portoni insuperabili, se rivela un cuore offuscato e distratto. Nell’uno e nell’altro caso è comunque Buona Notizia, perché apre gli occhi alla logica della salvezza di Dio, che entra nella storia disarmato per portare Pace e Vita.
Diego Mattei SJ
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Fonte: Get up and Walk – il vangelo quotidiano commentato