Gesuiti – Commento al Vangelo del giorno, 6 Gennaio 2021

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Erode. Ci sono echi del nostro inconscio in Erode che si turba alla notizia di un nuovo re che, appena nato, insidia il suo regno. Capita di vivere in fortezze interiori che una tenera novità minaccia e più il nuovo è disarmato più il nostro ego sente di doversi difendere. Il piccolo nemico diventa un gigante contro cui tramare in segreto, il tremare si fa armatura e la paura alibi che giustifica la guerra. È la violenza, seme antico che l’invidia continua a coltivare nel campo del cuore, risposta codarda alle debolezze di sempre.

I Magi. Eppure una domanda sorge a uomini lontani – da quelle stesse segrete interiori che in Erode producevano turbamento: «Dov’è?». Dov’è la luce?. calamita lontana del desiderio che mi fa correre, lasciare…; dov’è la vita?, Che fragile si dà al mondo, affinché io possa prendermene cura. Nel punto d’incontro tra il bambino e i Magi la salvezza ha coordinate, il «dov’è?» ha una risposta proprio nell’inchino dei saggi davanti al Verbo di Dio muto. Questo incontro è il culmine di una “gioia grandissima” che è andata crescendo nell’intimo: la gioia di vedere il sorriso del Salvatore a cui lasciare ogni ricchezza.

Un’assenza… I Magi trovano Maria e il bambino. Non si parla di Giuseppe ma ci sono i suoi sogni, quelli che salvano, ispirano e fanno proprio dei Magi il primo tabernacolo che protegge il corpo di Cristo dall’odio di Erode. Bisogna saper sognare, è il sogno che ci rende capaci di salvare la vita, anche all’Emmanuele, il Dio con noi.

Giuseppe Amalfa SJ


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Fonte: Get up and Walk – il vangelo quotidiano commentato