Una serie di verbi fa da cornice a questo vangelo, in una doppia dinamica di stimolo e risposta. Da un lato Gesù – lo stimolo – che chiama, invia, dà potere.
Chiama. C’è una voce in gioco… il suo timbro, i sentimenti che trasmette, e quelle parole che, dall’eternità del logos, vibrano ora da corde di carne, si fondono con un volto che ha rivelato per sempre Dio, quel volto che i pittori anelano da secoli e sempre si sforzano di far brillare sulla tela.
Invia. Quella voce che ha abbattuto ogni distanza sa crearne altre. Nell’invio si sprigiona la dispersione dell’amore, la forza traboccante di chi non può tacere ciò che ha ascoltato ed è gettato lontano a contaminare di buona notizia quei campi stanchi di vuote carestie.
Dà potere. Gesù dà potere sugli spiriti impuri. Ci vuole potenti guaritori in un ospedale da campo che non conosce la fine della guerra. Anche di fronte a quel male che sembra imbattibile ci dà il potere di far esplodere il messaggio di salvezza, quel definitivo della vita eterna che farà tutto puro.
Dall’altro lato gli apostoli – la risposta – che partono, proclamano, scacciano, ungono… Quanti verbi per declinare il modo di seguire Gesù!
Forse vale la pena fermarsi sull’ultimo: ungono. La voce che ha dato origine a tutto, che aveva abbattuto ogni distanza, ci chiama a fare lo stesso. Nell’ungere il fratello, nell’accarezzare con olio profumato l’acre morte delle sue ferite, l’apostolo annulla ogni distanza. Quella ferita che abbiamo avuto il coraggio di ungere, già brilla… già è specchio che riflette il volto dell’apostolo, quello stesso volto che i pittori anelano da secoli e sempre si sforzano di far brillare sulla tela.
Giuseppe Amalfa SJ
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Fonte: Get up and Walk – il vangelo quotidiano commentato