Siamo nel contesto “accademico” del tempo di Gesù, e lo troviamo alle prese con l’insegnamento. Non è chiaro dove questo avvenga, ma la presenza di farisei e maestri della legge fa pensare a un luogo istituzionale, o la casa di un membro importante del villaggio. Posso immaginare qualcosa di simile nel figurarmi il luogo in cui si svolge la scena di oggi, magari con dei paralleli di contesti analoghi contemporanei: una scuola, una università․․․
Operare guarigioni. Il servizio dell’insegnare in Gesù si accompagna alle guarigioni. Una sintesi di teoria e prassi della vita, che la “potenza” di Dio permette, benedice. Unire parola e mani è la potenza del cuore, il pensiero degli affetti, l’imparare da ciò che si tocca.
Vedendo la loro fede. In questa “scuola” qualcosa irrompe: l’inquietudine di guarire l’amico bloccato apre ali di folla, fa salire sui tetti e li scoperchia. Il malato è al centro – portato –, scende dall’alto come i raggi del sole e illumina lo stesso Gesù. È la fede che illumina, quella che i credenti riversano su Cristo e che Cristo riversa su noi. Nel vangelo sono continue le azioni in cui Gesù è messo in moto dalla fede degli uomini e donne che incontra, come in questo passaggio. Accecato dalla nostra fede, Gesù perdona, bypassa le moralizzanti questioni del “perché” e ama. Dona prima di tutto le ali al cuore, quelle spesso tagliate ancor prima delle gambe paralizzate.
Oggi. Il prodigio del perdono è possibile, anche oggi. In questo avvento del Dio-con-noi posso far irrompere il suo amore nella mia vita, tornare a aprirgli il cuore per farlo volare.
Giuseppe Amalfa SJ
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Fonte: Get up and Walk – il vangelo quotidiano commentato