Pietro si avvicina al Signore e fa una domanda cruciale per l’esistenza umana, ma dalla prospettiva di chi forse ancora non si è convertito, di chi pensa di star subendo un torto. È più facile accostarsi alla dimensione del perdono stando dalla parte della vittima: di fronte a un giudice che si pensa dalla propria parte è forte la tentazione di sentirsi al sicuro, cercando di capire fin dove può concedersi l’umana misericordia…
Gesù risponde moltiplicando il numero offerto da Pietro, alzando la posta a un livello irraggiungibile dal cuore umano. Ma non sono i numeri a fare la differenza. Per capire come funziona la logica del Regno risulta davvero preziosa la parabola trasmessa da Matteo.
La risposta di entrambi i debitori è identica, «Abbi pazienza e ti restituirò», ma sono i cuori a fare la differenza. Il primo, che ha accumulato un debito molto più consistente, la pronuncia semplicemente per cercare di continuare a salvarsi con le sue forze, alimentando la spietatezza del proprio ego. Chi invece ha preso coscienza di un errore non può che affidarsi alla misericordia del giudice.
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E anche quando al giudice umano sfugge il senso ultimo della giustizia, ecco che interviene lo Spirito: ad aver misericordia del secondo debitore sono i cuori dei suoi compagni che si rivolgono all’unico Giudice giusto. Chissà se dopo una punizione così dura anche il servo malvagio avrà compreso l’immenso valore del perdono… lo sguardo di Dio non può che posarsi anche su di lui
Fabrizio Barbieri
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Fonte: Get up and Walk – il vangelo quotidiano commentato