Oggi ci troviamo davanti ad almeno tre cose: i sapienti e i dotti non arrivano a comprendere alcune cose con la loro intelligenza, perché Dio stesso le rivela a quelli che sono considerati da poco secondo il mondo; solo il Figlio conosce il Padre e vuole rivelarlo; noi siamo beati perché vediamo e ascoltiamo il Figlio, che in sé mostra il Padre.
Non si tratta di essere ignoranti, ma studio e preparazione non bastano se non sono vivificati dallo Spirito. Esiste infatti una cultura, anche delle cose di Dio, priva di anima, puramente di testa” e mai “di cuore”, cioè di coinvolgimento personale con Colui del quale parli. E così scopo dello studio, anche delle cose del mondo, è ricercare l’intima connessione di tutto con Colui per mezzo del quale tutto è stato fatto, e senza il quale nulla esiste. E così si può parlare di Dio solo se lo si conosce intimamente, cioè se lo si cerca, lo si preferisce ad altro, e dunque lo si ama e per questo è necessario rinunciare a molte altre cose.
Gesù è il libro da leggere: la sua parola, i suoi gesti, la sua persona. Gesù rivela il Padre nelle sue parole, che vengono da Lui, nelle sue azioni e nei suoi gesti, che lo mostrano, e perfino nella sua carne: oltre la meditazione della parola, c’è la contemplazione della sua umana persona. Tutto questo conduce l’anima a conoscere il cuore del Salvatore, e a rimanere in Lui.
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Siamo già beati: molti avrebbero voluto, ma non hanno visto. Noi invece possiamo: il libro dei Vangeli, il libro aperto del Crocifisso sta davanti a noi. Basta allungare la mano. Non è oltre le nostre forze.
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Fonte: Get up and Walk – il vangelo quotidiano commentato