Gesuiti – Commento al Vangelo del giorno, 5 Aprile 2022

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Osservando questa scena, vedo le persone, qui i farisei, ascolto quel che dicono o possono dire, ne osservo le espressioni e i gesti. Sento i toni della voce, sempre più aspri, e contemplo Gesù, come rende testimonianza al Padre fino alla fine, con mansuetudine e fermezza. È al termine della sua missione, e qui si gioca tutto quanto nella sua vita ha voluto dire e fare.

C’è chi morirà nei suoi peccati, cioè rimarrà chiuso nella sua indisponibilità ad accogliere la parola di Gesù, perché pensa di saperla già, o di non avere bisogno di conoscerla ancora, oppure, semplicemente, perché crede non sia vera e Gesù sia un mentitore; e ci sono invece molti, che «credettero in lui», e riconoscono che in quello che Gesù dice, fa, e, più profondamente, è, si rivela Dio stesso, il Padre. Non esiste una terza via: ogni uomo in questo mondo è in una o in un’altra di queste due categorie, non è possibile una via di mezzo.

Quando Gesù sarà innalzato sulla croce, capiremo chi è Dio, che in ebraico si dice appunto “io sono”, essendo questo il Nome rivelato a Mosè nel roveto ardente. Il Nome che non può essere detto, poiché “non nominerai il Nome di Dio invano”, in Gesù si fa dicibile: Dio è Gesù, che significa “Dio salva”. Il volto che non può essere visibile all’uomo, si rivela sulla croce, dove diviene, secondo Isaia, come uno davanti al quale ci si copre la faccia, una maschera di sangue. Dio si rivela nella sconfitta, nel rifiuto, nella sua uccisione violenta da parte degli uomini: lì è la sua gloria.

Chiediamo a Dio nostro Signore la grazia della perpetua memoria della sua passione. Quel fianco trafitto diventi per me come un segno sul mio braccio e sulla mia mano, una lente sulle mie pupille, per vedere ogni cosa attraverso di Lui: chiedo di correre con perseveranza nella fede, avendo sempre davanti ai miei occhi Gesù Cristo, Gesù crocifisso.

Ottavio De Bertolis SJ


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Fonte: Get up and Walk – il vangelo quotidiano commentato