Che meraviglia la parole di oggi, che ci mostrano Gesù mentre prega. Come pregava Gesù? Lodando e ringraziando.
Come tante volte comandato, implorato, proposto dai profeti lungo il corso della storia del popolo di Israele, Dio desidera per sé un sacrificio di lode, non la ritualità che offre il grasso dei montoni o dei buoi.
Desidera per l’uomo e la donna di preghiera l’apertura del cuore, che solo la gratitudine permette, e l’affidamento a Lui. Il cuore che loda, infatti, trasforma la realtà quotidiana. Riprendendo la più nota delle parabole, per l’anima grata il mondo è il campo nel quale ogni mattina il contadino getta i suoi semi, perché portino frutto. La lode trasfigura le parole, i gesti e gli eventi in occasioni di rivelazione dell’amore di Dio, che ci accompagna delicatamente.
Solo un occhio gentile e paziente può scorgere i segni di questa fedele presenza, che rifugge i grandi titoli di giornale e le dinamiche di ciò che immediatamente si mostra; piuttosto sceglie ciò che è piccolo, non scontato, forse addirittura nascosto.
Mettersi in sintonia con il cuore di Gesù che predilige i piccoli mette noi in comunione con il Padre, con la fonte della vita stessa. Attingendo a quella profondità, là dove la vita zampilla come acqua da roccia di montagna, si trova ristoro dalle fatiche e dalle sfide, che non ci vengono risparmiate, né vengono magicamente cancellate, ma che con il Signore possono essere portate, perché condivise da lui sotto il medesimo giogo. Nella sua mitezza e nella sua umiltà possiamo trovare ristoro.
Un cuore abitato dalla lode, che sa chiamare sorella la morte, come fece san Francesco nel suo Cantico, trasforma il mondo.
Diego Mattei SJ
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Fonte: Get up and Walk – il vangelo quotidiano commentato