Oggi ci vengono forse proposte poche parole, ma quanto è ricca la parola di Dio per noi!
Si narra di un incontro, tra i discepoli di Giovanni e Gesù. Anche lui, per un certo periodo nella giovinezza, è stato un discepolo del battezzatore. La domanda che gli viene rivolta perciò non arriva da estranei o avversari. Proviene da chi ha condiviso con lui un pezzo di strada. Appare genuina e animata dal sincero desiderio di comprendere le ragioni di una novità nello stile di una pratica religiosa che è comune, antica e diffusa, quale è il digiuno. «Perché i tuoi discepoli non digiunano?».
In gioco non è tanto il digiuno in sé, ma il significato da attribuirvi. La risposta di Gesù guarda avanti, è impastata di futuro, è rivolta a noi. Perché digiunare oggi? Ci sono almeno tre motivi per farlo e tutti e tre pongono Gesù al centro.
È innanzitutto un esercizio di memoria. Con il digiuno noi ricordiamo il suo stile, l’invito a una vita essenziale, che non accaparra, che non accumula. È poi un modo per rinnovare la consapevolezza che lui è lo Sposo, che si prende cura di noi. Infine, il digiuno è un gesto rivolto al futuro, segno dell’attesa del suo ritorno e della pienezza che ci darà, lui che è fonte di acqua viva e pane vero.
Drammaticamente attuale il digiuno nella giornata di oggi, primo venerdì di Quaresima, per chiedere il dono della Pace, perché sono ancora attuali le parole di Pio XII: «Nulla è perduto con la pace, tutto può esserlo con la guerra».
Diego Mattei SJ
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Fonte: Get up and Walk – il vangelo quotidiano commentato