Cosa ti devo, Signore? Cosa chiedi che io rimetta completamente nelle tue mani? Ti devo ciò ch’è tuo, mi dici. Non un centesimo in più. Mi formi e mi educhi nell’amore perché io abbia la lucidità di riconoscere in piena libertà e piena coscienza a chi dare quel che mi passa per le mani.
Mettere tutto nelle tue mani, affidarsi e donarsi a te in pienezza non implica sottrarsi a tutte le altre relazioni che tu mi tessi attorno: mi hai fatto creatura perfetta, calata nel mondo per abitarlo e amarlo e migliorarlo nel tuo nome. Abitare il mondo richiede tributi, doni, offerte, omaggi e allora tu ricolmi le mie mani perché io possa dare a ciascuno quel che devo.
La pienezza gratuita e vera dei doni che mi offri genera assoluta libertà e non ipocrita ricatto di riconoscenza obbligata: quello che tu metti nelle mie mani sono gli strumenti per vivere una vita piena e felice, non doni interessati volti soltanto a soggiogarmi.
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Nella libertà propria dei figli amati, allora, scopro di poter e dover dare a Cesare quel ch’è di Cesare – nel tuo nome.
Verena M.
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Fonte: Get up and Walk – il vangelo quotidiano commentato