Quante volte rimaniamo a bocca aperta di fronte ai giochi di magia: conigli che escono dai cappelli, carte che si materializzano tra le mani… come bambini, rimaniamo ammirati dal comparire di qualcosa che prima non c’era. La moltiplicazione dei pani come un numero di illusionismo?
Ma è così che va intesa? Il regno si compie e ha il volto della persona di Gesù. C’è una tenerezza grandissima nell’atteggiamento del Signore, che si preoccupa non solo dei malati, ma anche di coloro che devono affrontare il viaggio di ritorno a casa.
L’episodio della condivisione dei pani avviene nel contrasto fin troppo reale e umano tra la pochezza dei mezzi a disposizione e i bisogni che sono in campo. Accaparrare, tenere per sé, mettere da parte per proteggerci. Lo facciamo con le cose, con il sapere, con le relazioni, tutto per non confrontarci con quel che temiamo, il limite.
Gesù parte da qui, dal poco e propone un differente paradigma: il poco che c’è risulta essere tutto ciò che è necessario. La logica dell’accumulo si rovescia nel suo contrario, nel gesto della condivisione, della dispersione, della perdita, che libera dalle catene invisibili della preoccupazione e riporta l’attenzione sul presente. Ora, oggi vi è tutto ciò che è necessario per vivere e molto di più. Dei sette pani e dei due pesci avanzano ben sette sporte piene.
Il gesto di potenza che avviene non riguarda la moltiplicazione dei pani e dei pesci, come se si trattasse di un gioco di prestidigitazione. Il segno vero e profondo è la scoperta della libertà che permette ai discepoli di mettersi in gioco per quello che sono e con quello che hanno. Ed è un segno che avviene in due passi: la domanda di quel che c’è e il ringraziamento per quel che c’è.
La realtà non ha bisogno di illusionisti, ma di uomini liberi.
Diego Mattei SJ
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Fonte: Get up and Walk – il vangelo quotidiano commentato