Gesù, il figlio di Dio, ama gli uomini e tutto quello che rende l’essere umano più… umano! Condividere il pasto, in un contesto di festa, può essere una bellissima occasione di umanizzazione, non solo perché si mangia bene: una cena offerta non è semplicemente sfamarsi, può essere una via che richiude su di sé oppure che rende migliori.
Il “galateo spirituale” proposto da Gesù assume in pieno l’umano del banchetto e lo porta alla sua più “gustosa” bellezza. Innanzitutto Gesù sprona a dare banchetti. È bello condividere il pasto, segno della condivisione della vita stessa, l’armonia, la bellezza della tavola, il piacere e il gusto del cibo; ancora una volta, però, la cosa più importante è il come e il perché lo fai.
Se ti aspetti un contraccambio, il banchetto è finalizzato a te stesso, una sorta di boomerang… così non cresce l’umanità, cresce solo la tua pancia! Se, invece, il pranzo significa che ti prendi cura dell’altro, di chi è nel bisogno, in qualche modo, in qualunque modo; se è l’altro il punto di riferimento del tuo invito, ecco che questo banchetto ti umanizza, dà compimento a ciò che sei: un essere aperto e in relazione, in particolare con i poveri, storpi, cioè con chi ha più bisogno. E questo fa crescere la tua umanità, nutre non solo lo stomaco ma anche l’anima, tua e del tuo fratello povero.
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Come sempre, però, Gesù quando propone le sue metafore o le sue parabole parla anche di se stesso. È lui, infatti, che, non solo si lascia invitare al banchetto, ma lo prepara per noi. Lui stesso si fa cibo per noi, si offre nell’Eucaristia, memoria della Pasqua, per tutti i poveri e gli storpi che siamo un po’ tutti. Questo porta alla piena umanizzazione che coincide con la “ricompensa della resurrezione”, questo porta al gusto del banchetto: essere uomini e donne secondo Dio.
Buona giornata!
Stefano Titta SJ
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Fonte: Get up and Walk – il vangelo quotidiano commentato