Certo, quando uno viene a buttare a mare (letteralmente!) gli investimenti di “tutta una vita” degli allevatori della zona, non c’è da aver pietà di nessuno, neanche di Gesù.
Poco importa che ora quel poveretto – un pazzo autolesionista, nudo e solo come un morto tra i morti – stia bene, vestito e sano, poco importa che sia stato proprio lui a realizzare tutto questo. “Ma vai a fare i tuoi miracoli da qualche altra parte e lasciaci in pace, che qui noi dobbiamo lavorare! Per favore levati dai piedi.” Che dire? Forse non hanno tutti i torti, hanno le loro buone ragioni, forse non sono poi molto diversi da chi dice anche oggi, anche tra gli assidui frequentatori della santa Messa: “ma aiutiamoli a casa loro, basta! che non vengano a guastare i nostri affari”․․․
Terribile attualità di questa parola, vergogna sui nostri muri e sul nostro modo benpensante non solo di comportarci, ma anche di sentire profondamente. Eh, sì, perché i geraseni si fanno prendere dal “sentire”, hanno paura․․․ di cosa? E noi di cosa abbiamo paura, quando costruiamo i muri?
Non vogliono incontrare Gesù, non c’è salvezza per loro. E per noi? E l’uomo, ora libero dalla sua emarginazione distruttiva? «Lo supplicava di poter restare non lui.» Lo supplicava, forse sapeva già che tipo di gente è quella! Meglio andar via, da un’altra parte mi accoglieranno meglio! E Gesù? «Non glielo permise», manda l’uomo liberato, sano e vestito perché annunci anche a questi sciagurati, forse i veri indemoniati, la misericordia e, grazie alla forza della sua testimonianza e dello Spirito che agisce in lui, almeno si meravigliano! Aprono uno spiraglio, se hanno rifiutato la salvezza ora si apre per loro – ancora e sempre – un’altra possibilità!
Se loro non hanno pietà di lui, certo lui continua ad avere pietà di loro!
Stefano Titta SJ
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Fonte: Get up and Walk – il vangelo quotidiano commentato